Il palazzo
Siamo a due passi dal balcone della Giulietta narrata da Shakespeare, da Piazza Bra e dall’Arena, culla della musica lirica italiana e internazionale, nel dedalo di strade romane della Verona più antica. Fin dal Trecento, qui, sorgeva un edificio noto come il Palazzo dell’Aquila. Era l’epoca del passaggio da Comune a Signoria, e del lungo dominio della famiglia Scala, che con Cangrande I, vicario imperiale, inserì l’aquila asburgica nello stemma familiare.
Dai primi del ‘400 fino al 1730 l’edificio appartenne alla famiglia Bordieri. Coltellai originari del bresciano, i bordieri si trasferirono a Verona alla fine del ‘300, divennero orefici e conquistarono una solida posizione. Protagonisti di un’ascesa sociale importante, acquistarono l’austero palazzo scaligero per dotarsi di uno status symbol all’altezza delle loro ambizioni. Furono loro ad adibire il palazzo a locanda, nel 1674: la città, fiorente snodo culturale ed economico, si stava ancora riprendendo dalla grande peste del 1630, che sterminò più di metà della popolazione.
Si trattava di un albergo di prim’ordine: le sue stanze ospitarono le grandi personalità dell’epoca, da Mozart a Goethe. Un’insegna marmorea murata in facciata negli anni ’50 del secolo scorso ricorda il soggiorno del compositore austriaco appena tredicenne, nel gennaio del 1770.
Subentrarono poi la famiglia degli Zenobi, e poi quella degli Arvedi, che trasformarono la locanda in Grand Hotel Imperiale. Nel XIX secolo il palazzo fu anche teatro di importanti eventi storici, come l’incoronazione a re di Francia del Conte di Lille, come re Luigi XVII di Francia e la firma del Trattato di Villafranca tra Napoleone III, Vittorio Emanuele II, l’Arciduca Ranieri e il maresciallo Radetzky. Nel 1866 dal balcone dell'hotel Giuseppe Garibaldi parlò ai veronesi, affacciato su Piazza Santa Anastasia.
Nel 1882 l’hotel passò alla società Bastogi – Soini, che lo chiuse. Acquistato nel 1903 dall’imprenditore Francesco Zeiner, sei anni dopo fu ereditato dalla famiglia Wallner. Negli anni della Repubblica di Salò ospitò ben tre ministeri, per poi tornare all’antico splendore nel dopoguerra, quando Enrico Wallner, che studiò cinematografia a Roma in piena epoca d’oro di Cinecittà, scoprì la propria vocazione di albergatore e trasformò la vecchia struttura in hotel di lusso. Prima, però, si adoperò per ristrutturarlo a dovere. Commissionò il progetto a Carlo Scarpa e Giò Ponti, ma deluso dalle soluzioni proposte affidò l’incarico a due veronesi di talento, l’ingegnere Alessandro Polo e il pittore Pino Casarini, già artista affermato.
L’arredamento fu curato dallo stesso Wallner, che fece incetta di mobili antichi in stile Biedermeier e porcellane pregiate presso gli antiquari, creò un grande atelier di falegnameria e restauro, disegnò e arredò personalmente tutte le stanze dell’hotel – un centinaio. L’hotel fu inaugurato il 31 dicembre 1958: grande ammirazione destarono gli affreschi di Pino Casarini: il Torneo di cavalieri a Brandeburgo nel salone di ingresso e Il Circo equestre, nel teatro. Da quel giorno le maggiori personalità italiane e internazionali che soggiornarono a Verona furono ospitate dal Due Torri: Vittorio De Sica, Alida Valli, Anna Magnani, Giulio Andreotti, Giovanni Spadolini, Rita Levi Montalcini, Margaret Thatcher, Placido Domingo, e tanti altri vip, imprenditori ed esponenti del jet set internazionale.
Nel 2010 il Gruppo Duetorrihotels acquisisce la prestigiosa struttura, inaugurando una stagione di importanti rinnovamenti: in pochi anni l’hotel si riafferma come un’eccellenza nel settore dell’ospitalità. Grandi lavori di ammodernamento hanno coinvolto la quasi totalità delle 89 stanze del palazzo, completamente rinnovate.
Un soggiorno nell’Hotel Due Torri diventa così un’esperienza speciale, un viaggio attraverso gli stili più rappresentativi della fine dell’Ottocento. Nulla è lasciato al caso: saloni, camere e suite sono impreziositi da dettagli e finiture di pregio come parquet verniciati a mano, marmi, lampadari in vetro di Murano, decorazioni a mosaico, tessuti preziosi e ricercati. Mobili autentici e d'epoca in stile Biedermeier o Impero accolgono gli ospiti: chaise longue, divanetti, specchiere in figura intera, boiserie in legno creano un’atmosfera raccolta, elegante e senza tempo.
L’ultimo restyling ha consegnato al Due Torri una nuova facciata, una lobby dai tratti contemporanei, una magnifica terrazza sul tetto dell’albergo dalla quale si ammira la parte più antica della città e una nuovissima sala da pranzo. Ma soprattutto, hanno riportato alla luce un autentico tesoro, riconsegnandolo alla città: l’“Arena Casarini”, affrescata dall’omonimo maestro veronese, già autore degli affreschi presenti nell’attuale sede del Due Torri Lounge & Restaurant. Su ampie porzioni di pareti sono rappresentate scene di vita circense ricche di animazione: carrozzoni del circo, acrobati, giocolieri, funamboli, domatori, pagliacci, ballerine e tanti animali. La struttura dell’Arena è decisamente particolare: le palastre dorate che suddividono le scene in quadri proseguono verso l’alto, fino al soffitto, che si presenta leggermente curvo. Ogni elemento contribuisce a suggerire la struttura portante di un tendone del circo, dando vita a una colorata allegoria che regala un’atmosfera speciale alla più prestigiosa delle sale meeting dell’Hotel.